Mi capita molto spesso di incontrare persone che si rivolgono a me per problemi di ansia. Troppe volte ci si rivolge ad uno psicologo dopo molto tempo dall’insorgenza di tale problematica (a volte anche dopo molti anni) e, nel frattempo, in moltissimi casi, si è pensato di gestirla solamente a livello farmacologico. Il farmaco è utile per placare il sintomo, soprattutto se inizialmente acuto, ma se non si lavora sulla causa, difficilmente si riesce a migliorare e a ricominciare a vivere con maggior tranquillità.

Troppo spesso si decide di convivere con le paure, con le tensioni, con le apprensioni e spesso con la paura della paura: l’ansia anticipatoria, che conduce a non voler nemmeno uscire o a non voler recarsi in certi luoghi per paura di stare male. Si innesca un meccanismo che crea dipendenza dalla propria ansia.

Il mio messaggio vuole essere quello di consigliare, invitare e spronare le persone a non arrendersi, a non accettare di vivere una vita in preda a questa problematica, perché in questa condizione non si sceglie “di vivere”, ma “di sopravvivere”, dato che tutto diventa un peso, un disagio e una fatica.

Si può stare meglio e migliorare la propria qualità di vita solo decidendo di affrontare il problema, ma non solo a livello farmacologico, bensì, intraprendendo un percorso finalizzato all’analisi del proprio contesto di vita, delle proprie relazioni e di ciò che sta continuando a mantenere viva tale condizione negativa.

dott.ssa Salima Serafin

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