Anxiety - L’Ansia (Ansietà, Angoscia), Edvard Munch, 1894, dipinto olio su tela 94 cm x 74 cm, Oslo presso il Museo dedicato all’artista.

Anxiety – L’Ansia (Ansietà, Angoscia), Edvard Munch, 1894, dipinto olio su tela 94 cm x 74 cm, Oslo presso il Museo dedicato all’artista.

 

Tanti contesti diversi e un denominatore comune: l’ansia.

Siamo abituati a sentire parlare di ansia da prestazione principalmente in ambito sessuale. In realtà, l’ansia prestazionale si può provare in innumerevoli contesti di vita.

Il contesto scolastico, ad esempio, è uno dei primi ambienti in cui possiamo sperimentare questo tipo di sentimento che, in base a molte ricerche, è purtroppo sempre più dilagante proprio tra i più giovani e, in effetti, mi ritrovo spesso a dover affrontare questo tipo di richiesta.

Ancora in ambito sportivo e, quando si diventa adulti, in quello lavorativo, l’ansia da prestazione si può manifestare quando si devono svolgere delle performance davanti ad un pubblico come, ad esempio, quando dobbiamo esporre un nostro lavoro o discorso davanti a diverse persone.

A livello sociale l’ansia da prestazione, a prescindere dall’età, si esprime sempre con la paura di fare brutta figura con gli altri e di non essere all’altezza delle situazioni che vengono a crearsi e anche questa, purtroppo, è una condizione molto frequente, o meglio, sempre più frequente.

L’ansia cosidetta da palcoscenico che può interessare musicisti e attori, ha anch’essa dei tratti in comune con l’ansia da prestazione. Sintomi quali tachicardia, panico, sudorazione, sono infatti gli stessi dell’ansia da prestazione, anche se ultimamente questo tipo di ansia viene trattato a parte.

Certi disturbi e patologie psicologici, tra i sintomi più evidenti riportano proprio l’ansia da prestazione, come ad esempio la fobia sociale, il disturbo da attacchi di panico o il disturbo ossessivo-compulsivo.

Ma quali sono le manifestazioni specifiche dell’ansia da prestazione?

Quando l’ansia raggiunge livelli clinici importanti, i sintomi fisici ed emotivi che provoca sono forti e sicuramente non trascurabili. I principali sono:

  • battito cardiaco e respirazione accelerati;
  • alta sudorazione;
  • tensione muscolare;
  • secchezza della bocca;
  • contrazione dello stomaco che può essere associata a nausea;
  • bisogno di evacuare con lo stimolo di andare spesse volte in bagno;
  • mal di testa che può essere associato a vertigine e a senso di confusione;
  • risposte fisiche del nostro sistema nervoso (come ad esempio la “pelle d’oca” o la dilatazione delle pupille degli occhi);
  • forte paura;
  • nervosismo;
  • attacchi di panico;
  • tristezza;
  • vergogna;
  • depressione;
  • evitamento;
  • fuga.

Ci tengo a soffermarmi su un aspetto particolare tra le reazioni che può provocare l’ansia da prestazione, e cioè il bisogno di scappare dinnanzi a determinate situazioni che il nostro cervello percepisce come pericolose. In questi casi il rischio diventa quello di cominciare ad evitare sempre più assiduamente responsabilità e compiti assegnati.

Spesso, collegato alla fuga, c’è un problema di insicurezza di fondo, in quanto si è convinti di non sapere affrontare una specifica circostanza e non ci si prepara nemmeno a fronteggiare una simile situazione. In poche parole si getta subito la spugna, così che il ragazzo all’università non si preparerà nemmeno per l’esame, il manager in azienda farà di tutto per saltare quella presentazione, oppure, impossibilitati ad evadere, i risultati che si otterranno saranno condizionati negativamente da quel tremendo stato ansioso.

Quali sono le ragioni che ci fanno provare tutto questo?

Quasi sempre tutto parte dall’idea che abbiamo di noi stessi. Il modo in cui ci vediamo, incluse le aspettative che abbiamo di noi stessi, è strettamente connesso alla formazione della nostra identità in cui entrano in gioco le nostre relazioni più importanti, le esperienze di vita vissute e la nostra appartenenza culturale.

In particolar modo il fallimento e la vergogna vengono visti e vissuti in maniera eccessivamente penalizzante per la vita futura e lo stato di allerta che si crea manda in tilt le nostre funzioni cognitive.

Come arginare e risolvere questo problema?

La terapia farmacologica può aiutare a calmare i sintomi descritti ma non incide sulla causa. Spesso accade che trascorso del tempo oppure dopo aver sospeso i farmaci, ci si ritrovi al punto di partenza (anche questa è una condizione alla quale assisto frequentemente).

E’ essenziale una psicoterapia che aiuti a comprendere meglio se stessi, il sistema circostante e le proprie modalità di funzionamento e di relazione, che possono aver contribuito a sviluppare questi sintomi. Cooperando per migliorare l’atteggiamento e il comportamento nei confronti della propria vita, delle proprie relazioni e dei propri impegni. Essendo l’ansia un campanello d’allarme, sta ad indicare che c’è bisogno di modificare qualcosa in se stessi perchè scompaia.

Anche le tecniche di rilassamento come il Training Autogeno o il Rilassamento Muscolare Progressivo, restituiscono benessere, aiutando a mantenersi più calmi e più controllati.

 

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